La Calabria del Vino

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I vitigni del Mediterraneo antico della Calabria.

IMG_9687Dionigi d’Alicarnasso afferma che 17 generazioni prima della guerra di
Troia una parte della popolazione pelasgica del Peloponneso, guidata Enotro, figlio di Licaone, nipote di Pelasgo, emigrò verso l’occidente e giunse nell’attuale Calabria, dove, per via della scarsa presenza umana esistente, in parte eliminata, si radicò e si selezionarono da essa, mescolata alle etnie preesistenti, dei popoli come gli Enotri, i Siculi, gli Itali; gli Enotri avrebbero popolato l’attuale Calabria centro-settentrionale chiamata Enotria o terra del vino; i Siculi e gli Itali

poster uve locrideI Siculi in seguito spinti dagli Ausoni, popoli italici, trasmigrarono in Sicilia, a cui diedero il nome, ma restarono in piccola parte nell’area dell’attuale Locri, dove li ritrovarono i locresi Opunzi od Ozoli, provenienti dalla Grecia; di essi restano le tombe scavate nella roccia nel comune di Locri, Gerace e Portigliola.

Gli Itali occupavano la parte più meridionale dell’attuale Calabria, chiamata Italia e tale termine poco alla volta risalì la penisola fino a raggiungere l’arco alpino con Ottaviano Augusto. Fra gli altri popoli che si formarono dai Pelasgi ci furono i Morgeti, specializzati nella coltivazione della vite.

Stranamente la leggendaria fuga dal Peloponneso dei Pelasgi all’inizio del diciassettesimo secolo a.c.,

coincise con l’invasione achea della penisola ellenica e l’arrivo di essi nell’antica Calabria può avere una valenza storica, per cui i primi popoli che coltivarono la vite in modo diffusa in Calabria furono alcune tribù provenienti dalla penisola del Peloponneso.

A partire dalla fine dell’ottavo secolo a.c. la Calabria attuale fu colonizzata da calcidesi provenienti dall’isola di Eubea, che fondarono Reggio e dagli achei provenienti dall’area del golfo di Corinto, che fondarono Crotone, Sibari, Locri, Caulonia, Scillezio sullo Ionio e poi le sottocolonie del Tirreno.

Tale territorio, chiamato in seguito Megàle Ellàs (Magna Graecia), assieme a parte della Lucania e della Puglia, si specializzò nella produzione di vino e parte di esso, quello proveniente da Sibari, raggiungeva tramite la città di Mileto in Asia Minore (attuale Turchia), anche l’impero persiano.

La riprova di questo lo abbiamo nei numerosissimi frammenti dPalm.scullii urne vinarie, le MGS, trovati su tutte le coste del Mediterraneo: dall’oriente all’occidente estremo, dalla Palestina al Tartesso.

Sibari divenne ricca e potente e fondò delle sottocolonie sul Tirreno e di esse Laos e Posidonia, chiamata in seguito Paestum, furono le più famose. Il vino principalmente le diede la ricchezza ,ma anche il lusso e la corruzione, secondo gli altri greci maschilisti e sessuofobici.

I mariti portavano ai festini le loro donne che palmento2indossavano vesti scandalosamente trasparenti, ma il radicalismo di Pitagora che aveva fondata la sua scuola a Crotone e che si era impadronito della sua guida politica portò guerra alla nobile Sibari che fu rasa al suolo e cancellata dalle acque del Crati deviato su di essa nel 510 a.c..

Fu l’inizio di guerre incessanti tra gli italioti, ossia i greci d’Italia, che era la Calabria di allora, che li avrebbero portati alla rovina totale.

Nel quinto secolo a.c. i Tessali cercarono d’insediarsi nella fertile terra dei sibariti, portando con sé le viti aminee lanate (aminee significa non rosse, quindi bianche), fortemente pubescenti da cui derivarono probabilmente i vari tipi di Guardavalle, di lacrima bianca, che hanno nelle loro foglie una pubescenza molto marcata.

I Crotoniati massacrarono i Tessali e di essi dei superstiti si rifugiarono nelle sottocolonie di Laos e Posidonia, nelle cui aree si riscontrano vitigni bianchi fortemente lanati, tra cui la Coda di Volpe.

Arrivarono i Romani che dopo le guerre annibaliche, per punire le città greche dell’attuale Calabria e i Bretti che avevano collaborato con Annibale, dichiararono ager publicus buona parte del territorio del Bruzio (la Calabria al tempo dei Romani) e vi dedussero delle colonie, sia di diritto romano che latino.

Il radicamento dei Romani è evidente nei resti di numerosissime ville rustiche (fattorie) che abbondavano sulla costa ionica e tirrenica di tutta la Calabria, prospere dal I al IV sec.d.c. ed ancora una volta il vino produsse  ricchezza.

A titolo esemplare si fa cenno alla villa romana di Palazzi di Casignana, articolata su almeno dieci ettari e dotata di doppie terme e di ambienti per la sauna, interamente mosaicati con marmi preziosi, in parte provenienti dall’oriente; in un mosaico appaiono dei grappoli alati tanto simili a quelli che ancora, sporadicamente sono presenti nei vigneti marginali.

Con i Romani la viticoltura divenne più specializzata e servì l’esportazione verso molte parti dell’impero e mentre durante il periodo magnogreco il vino era veicolato dalle anfore MGS in  periodo romano fu trasportato dalle Dressel, per il periodo repubblicano; i frammenti di esse sono presenti sulle coste di tutto il Mediterraneo.

L’impero romano funzionò come un’enorme miscelatore di popoli, dove gli usi, i costumi  di ognuno avevano diritto di cittadinanza e naturalmente anche l’agricoltura di ogni posto dell’impero era arricchita dal contributo di altre aree.

I vigneti delle ville rustiche imperiali pertanto erano forniti delle varietà più famose di tutto l’impero e quindi anche nelle ville rustiche romane di tutta la Calabria di allora erano stati importati i vitigni più famosi dell’epoca.

All’inizio del V sec., nel 410 d.c., i Visigoti di Alarico violaronoProf. Orlando Sculli e saccheggiarono Roma e poi proseguirono la loro corsa verso il sud, depredando, saccheggiando ed uccidendo. La loro corsa si fermò a Reggio che fu incendiata e poi cominciarono a risalire la penisola in senso contrario, ripercorrendo la via Annia-Popilia che gravitava sul Tirreno, mentre la costa ionica, dove ancora erano fiorentissime le ville rustiche, fu risparmiata.

Nel corso del V secolo le aree costiere della Calabria meridionale furono sottoposte a saccheggio da parte dei Vandali che partivano dalle basi dell’Africa settentrionale e di questo abbiamo la riprova al Naniglio di Gioiosa Jonica dove la vasca vinaria della villa rustica romana risulta interrata e tra i detriti ci sono frammenti di ceramiche del  periodo in questione.

Arrivarono in seguito gli Ostrogoti e durante la loro dominazione le ville furono attive con la variante che i nuovi proprietari non erano più di stirpe latina ma continuarono a produrre vino ed esportare e ciò lo dimostrano le anfore vinarie Keay LII, prodotte in Calabria, i cui resti sono stati rinvenuti sulle coste di tutto il Mediterraneo specie quello orientale, dove arrivavano dopo la conquista dell’Italia del sud da parte di Giustiniano nel VI sec d.c. .

In Italia numerosissime sono state rinvenute nell’area di Roma e fanno bella mostra di sé nella Cripta Balbi.

La produzione vinicola continuò nel periodo bizantino e lo dimostrano nell’area di Ferruzzano, Bruzzano, Caraffa, S.Agata, Casignana, le centinaia di palmenti scavati nella roccia, “firmati” talvolta con la croce potenziata bizantina, con la croce giustinianea o con quella armena. Spesso in alcune zone dei comuni sopra citati sono sopravvissute le aree centuriate fino ai giorni nostri servite da strade selciate fino a qualche decennio fa. Quale civiltà aveva organizzata la centuriazione, quella romana o quella bizantina? Probabilmente erano stati i bizantini a crearle al tempo di Eraclio l’Armeno, quando i longobardi invasero l’Italia e si stabilirono anche nella parte meridionale della penisola, dove fondarono il ducato di Benevento e vari principati tra cui quello di Salerno.

Essi occuparono per lunghi periodi la Calabria settentrionale dove fondarono alcuni castaldati e partendo da essi facevano incursioni verso sud. Per questo motivo furono costituite le centuriazioni stratiotiche, assegnate ai soldati, che facevano i contadini in tempo di pace, ma poi si trasformavano in soldati durante gli attacchi esterni che venivano da nord e dai Longobardi.

Tale situazione perdurò fino al 1040 circa d.c., quando Guaimaro principe longobardo di Salerno fece arrivare sul suo territorio dei formidabili guerrieri normanni, i cui capi si sposarono con le principesse longobarde della Campania. La più famosa di esse fu Sichelgaita, indomabile valchiria, moglie di Roberto il Guiscardo, che precedeva il marito nelle battaglie. Mileto, nel vibonese, fu una delle capitali dei normanni e città molto amata dal conte Ruggero, tanto che vi si spense.

foto cop. libro La Calabria del sud nel tardo antico continuò a produrre vino esportato con le Keay LII specialmente in medio oriente ed in Africa settentrionale, dove spesso ne vengono ritrovati dei frammenti. Di riscontro sul territorio della Calabria meridionale vengono trovate le monete derivante dal commercio del vino probabilmente, coniate nelle zecche più importanti dell’impero: quella di Costantinopoli e quella di Antiochia, ma non mancano quelle coniate dalla zecca meno importante di Cartagine, che serviva buona parte dell’Africa settentrionale.

Il fenomeno dei palmenti, dalle innumerevoli fogge, rappresenta non solo il periodo bizantino, ma anche periodi più antichi a partire dal periodo protostorico e sicuramente da quello ellenico, in quanto nei pressi di alcuni di essi sono state rinvenute  delle tombe greche e fondi di MGS.

Comunque sia tra la fiumara di Bruzzano ed il Bonamico, alle spalle di resti di ville rustiche romane  esiste forse la concentrazione più notevole di tutto il mondo di palmenti scavati nella roccia: Circa 750 su un territorio di circa 40 kmquadrati.

La guerra d’usura tra i persiani e i bizantini che si logorarono per decenni in lotte interminabili spalancò le porte alle armate islamiche dei califfi che nel 636 batterono l’esercito bizantino, guidato dall’imperatore Eraclio l’Armeno sul fiume Yarmuk in Siria.

In pochi decenni gli Arabi dilagarono verso occidente e verso oriente toccando nel 711 la massima espansione,raggiungendo i Pirenei ad ovest e Samarcanda ad est. Crollò la produzione del vino in Calabria, a cui mancarono i mercati dell’Africa settentrionale e del medio oriente islamizzati. Si continuò a produrre, ma quando gli arabi conquistarono la Sicilia, dove cancellarono la viticoltura, a partire dall’827, la produzione cessò sulla costa per via degli attacchi incessanti ed una viticoltura limitata si trasferì nelle aree interne lontane dal mare.

Le colline pre-aspromontane, quelle a ridosso delle Serre, da Caulonia a Vibo Valentia tutta la Presila e le aree ai piedi del Pollino ebbero la funzione di bacini di conservazione del germoplasma del Mediterraneo antico, specie quello riferito  alle viti. Nei  vigneti marginali dell’Aspromonte ed in quelli del Monte Poro nel vibonese, nelle vecchie vigne dell’area del Savuto, del lametino, ed in quelle di Castrovillari e della Presila crotonese, resistono disperatamente  i vitigni del Mediterraneo antico in attesa che qualcuno e non le istituzioni calabresi corra a salvarli dall’estinzione.

Sicuramente ci sono centinaia di accessione che hanno scritto nel loro DNA il viaggio avventuroso da mondi lontani.

Le istituzioni calabresi invece non si stanno adoperando per il salvataggio consentendo di fatto l’impianto solo “viti autorizzate”, tipiche delle altre aree d’Italia o straniere, mentre delle calabresi consentono l’impianto solo del Gaglioppo, tipico di Cirotano, del Magliocco originario del Pollino, delle varie Greche, bianche o nere, presenti in tutta la Calabria, del Pecorello del Savuto, del Mantonico Pinto del Cosentino, del Mantonico di Bianco, del Greco di Bianco, del Vinciguerra del Lametino e del Vibonese, della Prunesta del Lametino e di poche altre. Le altre centinaia che hanno fatto la ricchezza della Calabria dall’antichità classica fino al Mille, prima dell’arrivo dei Normanni devono morire.

Prof. Orlando Scullo

 

 

La Calabria del Vino

 

 

 

La storia della Calabria è sempre stata legata alla vite ed inevitabilmente al vino, immersa completamente nel mediterraneo, affonda le proprie origini in modo quasi ancestrale lontano nel tempo, lambita da popoli e culture diverse, rappresenta il crocevia dove la vite ha trovato il punto di unione tra antico è moderno. Krimissa, il nome antico dell’attuale punta Alice (Cirò KR), sembra infatti essere il punto in cui la vite approdò, risalendo il mediterraneo verso nord, da qui poi si diffuse in tutta Europa. La viticultura, arrivò con i coloni greci che si insediarono ed insegnarono alle popolazioni indigene come coltivare la vite e come ottenere vino da queste, in poco tempo impararono i segreti della produzione. Grazie anche alla predisposizione naturale dei territori e alla fertilità dei terreni, da qui anche l’origine del nome Calabria: “Kalon-brion” letteralmente dal greco “faccio sorgere il bene”, l’intera zona si conquistò l’appellativo di “Enotria” e di conseguenza gli abitanti “Enotri”. La zona in poco tempo conquistò un aurea importante, tanto da dare in premio questo vino ai giochi di Olimpia.

La Calabria di oggi rappresenta l’1% della produzione vitivinicola nazionale. Si contano circa 25.000 ettari coltivati a vigneto, 600.000 hl di vino prodotto di cui l’80% rosso ed il 20% bianco, in una regione dove meno del 10% della superficie è pianeggiante, circa il 50% della superficie è collinare e più del 40% montana. I vigneti di conseguenza si trovano per lo più in collina (65%) o in montagna (15%).   I Vitigni a bacca nera: Gaglioppo, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Greco Nero  e rappresentano circa l’80% della produzione. I vitigni a bacca bianca: Greco Bianco, Trebbiano Toscano, Montonico e la Guernaccia.  9 le Doc e  10 IGT. Doc in provincia di Cosenza:  Terre di Cosenza la quale ha assorbito e creato le sottozone: Colline del Crati, Condoleo, Donnici, Esaro, Pollino, San Vito di Luzzi, Verbicaro.  Più a sud, in provincia di Crotone, quella di Cirò, quella di Sant’Anna. Catanzaro: Scavigna e Donnici, Nell’estremo sud, in zona di Reggio Calabria, troviamo  il Greco di Bianco DOC.

Indubbiamente il Gaglioppo è il vitigno più importante di tutta la regione. Ruvido a tratti selvatici, quasi indomabile in cantina da origine a vini importanti di grande struttura, la vera espressione di un territorio e di un terroir preciso: terreni stratificati misti (argilla, tufo e rocce calcaree), inverni freddi, estati roventi con grandi siccità, venti, anche forti in prossimità delle coste dove si concentrano le viticulture più importanti. Il vitigno trova il suo apice nella zona vitivinicola più antica Cirò (KR). Ed è proprio in questa zona che si è ripartiti alla fine degli anni 40’ con produzioni per lo più atte a creare vini da taglio e vini da vendersi sfusi, ma con il passare dei decenni è cresciuta la consapevolezza nelle realtà che hanno creduto in questa terra, fino ad arrivare ai giorni nostri: con produzioni di altissima qualità  ed investimenti  importanti, coadiuvati dalle ricerche sperimentali effettuate per poter isolare ampelograficamente quelle cultivar che erano presenti in regione e che da qui sono passate per poi diffondersi nel resto d’Europa, questi approfondimenti fanno della Calabria un terroir  in continua e costante evoluzione, che guarda al futuro ma ben ancorata alle sue origini antiche. Inoltre sono presenti in regione alcune “nicchie” enologiche nazionali: sicuramente il più conosciuto è il Greco di Bianco passito, ma anche il quasi sconosciuto Moscato di Saracena passito, il vino dei Papi, anche questo un vino con una storia antica usato fin dal 1600 per celebrare le messe papali.

Grandissime le potenzialità di questo territorio che ha tutte le caratteristiche per produrre vini di altissimo livello, un potenziale al momento parzialmente inespresso, ma sul quale molto ci sarà da aspettarsi. Per confermare i recenti progressi ad opera di imprenditori illuminati cito un intervento  di Anna Schneider: “In un programma di recupero di germoplasma di vite condotto dall’azienda vitivinicola fratelli Librandi di Cirò Marina, sono state rinvenute e portate in collezione circa di 300 cultivar di vite, di cui un terzo circa sono risultati genotipi distinti e le restanti accessioni si sono confermate sinonimi o mutazioni. Un patrimonio di biodiversità ricco e variegato, suddiviso abbastanza equamente tra uve nere e bianche, con la presenza di uve rosse, viola, rosso-grigiastre ed a sapore aromatico. Sorge spontaneo chiedersi perché, proprio in Calabria, vi è una così ampia ricchezza di diversità genetica. È probabile che una delle ragioni risieda nelle caratteristiche morfo-geografiche della regione: una lunga penisola percorsa da una dorsale di monti che dividono gli spazi, creando conche, piccole pianure, valli, terrazzi e altopiani, coste frastagliate, ed offrendo così ambienti ecologici estremamente differenziati. Sono questi ambienti che hanno contribuito a sviluppare bio-diversità, che le difficili comunicazioni, e dunque gli scambi modesti tra le varie zone, hanno teso a mantenere.”  Negli ultimi tempi il mondo del vino sta tornando alle origini, ai vitigni autoctoni, ad esprimere un territorio in un bicchiere ed in questo la Calabria penso abbia ancora molto da dire.

Gaetano Palombella – Delegato Provinciale AIS Reggio E. 

 Gregorio Lillo Odoardi e la consorte Barbara Spalletti

Azienda Agricola Dott. G.B. Odoardi

di Gregorio Lillo Odoardi

Contrada Campodorato n. 35

88047 Nocera Terinese (Cz) – Italy

www.cantineodoardi.it

info@cantineodoardi.it

La famiglia Odoardi di antica origine tedesca si stabilisce in Calabria nel 1480 nel territorio dell’attuale Nocera Terinese in provincia di Catanzaro.

I membri della famiglia, dediti nel tempo alle professioni ed anche all’agricoltura, si rivelano proprietari terrieri innovativi legati al territorio e al suo sviluppo tendendo sempre ad affinare la qualità dei prodotti.

L’ampia proprietà che va dal fiume Savuto a Falerna, con centralitá operativa in Nocera Terinese, ha terreni particolarmente vocati alla olivicoltura e alla viticoltura.

L’azienda di oltre 270 Ha produce olio d’oliva e vini provenienti da singole vigne. Possiede la DOC Savuto e la DOC Scavigna. La zona del Savuto DOC si estende per circa 40 Ha ed è situata nel Comune di Nocera Terinese, la zona dello Scavigna DOC è estesa per circa 40 Ha ed è situata nel Comune di Falerna.

Le terre prettamente collinari si affacciano sul mare Tirreno di fronte le Isole Eolie e le coltivazioni sono disposte su diverse altitudini che vanno dal livello del mare fino a 600 metri.

L’ultima generazione degli Odoardi rappresentata da Gregorio Lillo Odoardi e la moglie Barbara Spalletta continua la tradizione familiare con impegno e successo ottenendo qualificati riconoscimenti e conquistando mercati di assoluto significato in Italia e all’estero.

Principali etichette:

Odoardi GB Calabria IGT Rosso – 15% alcool, Gaglioppo, Magliocco, Nerello Cappuccio e Greco Nero variabili dal 10% al 30% (ciascuno,sulla base dell’andamento climatico e delle curve maturative con vendemmia differenziata per qualità e altitudine).

Savuto Doc Rosso – 13,5 % Alcool, Gaglioppo (localmente chiamato Arvino) 45%, Aglianico 25%,Magliocco Canino 20%, Greco Nero 5%, Nerello Cappuccio 5%.

Terra Damia Calabria IGT Rosso – 14% Alcool, Gaglioppo, Magliocco, Nerello Cappuccio e Greco Nero variabili dal 10% al 30% ciascuno

Scavigna Doc Bianco, – 13 % Alcool, Chardonnay 30% Riesling Italico 30% Malvasia Bianca 10% Traminer Aromatico 10% Pinot Bianco 10%  Greco Bianco 10%.

logo casa comerci

Casa Comerci s.a.r.l.

C.da Comerci 6

89844 Badia di Nicotera (VV).

http://www.casacomerci.it/

info@casacomerci.it

Nella seconda metà dell’800, Francesco Comerci coltivava, sulle pendici delle colline che da Nicotera arrivano al mare, il Magliocco Canino, vitigno autoctono capace di estrarre dal terreno dalle caratteristiche peculiari ed aiutato dai venti del mare vicino e dal sole, i profumi per un vino brillante ed armonioso per la cui conservazione  aveva approntato anche una botte da 100 ettolitri.

Oggi i suoi discendenti ne hanno rinnovato la tradizione e Casa Comerci, valendosi delle moderne tecnologie, con Libìci, ha ritrovato i colori, i profumi e l’unicità di un vino inimitabile.

– Rosso Libìci 2008 – I.G.P. – Calabria 12,5%,  Vol. –  Magliocco Canino100%

Granàtu 2012 Rosato I.G.P.14,0% vol, Calabria – Magliocco Canino 100%

– Bianco Réfulu 2012 Bianco I.G.P. 13,0% – Calabria – Greco bianco 100%

logo caparra salvatore

Salvatore Caparra

via Tirone, 155 88811

www.vinicaparra.it  

 info@salvatorecaparra.it

E’ una famiglia di antichissime origini. Antichi proprietari terrieri determinano nel territorio cirotano la stragrande maggioranza dei terreni agricoli .

Don Tuccio Caparra il nonno dell’attuale giovane Salvatore che gestisce oggi la cantina negli anni 50 fu’ uno dei primi a imbottigliare e a commercializzare il vino di Ciro’.

In via Tirone a Ciro’ marina,dove la famiglia ancora abita e’ possibile visitare l’antico casale con annessa l’antica cantina. Il giovane salvatore aiutato dal papà Nicodemo ha voluto fortemente continuare la tradizione di famiglia,avendo ereditato dal nonno non solo la passione per la vite ed il vino, ma anche la capacità e le competenze. L’azienda si compone di 10 ettari di vitigno a coltura specializzata ubicati nel territorio delle D.O.C Cirò.

Nella tenuta vengono coltivati i vitigni autoctoni come: greco bianco e gaglioppo. Il greco bianco presenta un grappolo  di colore ambrato con riflessi verdi e predilige le arse colline soleggiate.

Da questo vitigno si produce il Cirò bianco. Il gaglioppo altro vitigno tipicamente cirotano, è quello predominante nell’ area cirotana.

I sentori di frutta e la presenza di sostanze antiossidanti, fanno  del gaglioppo il nettare degli Dei ,da cui si ottiene il Ciro’ rosso,rosato e riserva.

Alcune Etichette:

Tuccio Riserva Rosso Classico Superiore, Gaglioppo 100%

Cirò Rosso Rosato DOC, Gaglioppo 100%

 

 Logo Contorno

Senatore Vini S.r.l

Cirò Marina (Kr)

www.senatorevini.com

info@senatorevini.it

Senatore Vini: Il nostro marchio, la nostra esperienza, la nostra filosofia…

Il principio

“L’immagine affettiva” di un papà unico e straordinario, di una mamma instancabilmente operosa e ricca d’ingegno, rappresenta l’incipit della nostra storia aziendale.

L’obiettivo e il brand

L’attenzione verso il territorio del “Cirò”, la cura dei particolari della nostra corta filiera…, la vigna…, la cantina…, la bottiglia…, sono proiettate verso l’ambizione dell’equilibrio.

La mission aziendale

La nostra aspirazione e la nostra filosofia aziendale sono la ricerca e l’innovazione con l’obiettivo di poter raggiungere l’immagine mitologica dell’unicorno: rarità, bellezza, unicità.

Alcune Etichette:

ARCANO Dop Cirò Rosso Classico cl. 75 vol. 13% 2010Gaglioppo 100%

PUNTALICE Dop Cirò Rosato cl. 75 vol. 13% 2012Gaglioppo 100%

ALAEI Dop Cirò Bianco cl. 75 vol. 13% 2012 – Greco Bianco 100%

GAGLIOPPO MERLOT Igp Calabria Rosso cl. 75 vol.13,5% 2009 Gaglioppo 60% – Merlot 40%

EHOS Igp Calabria Rosso cl. 75 vol.13,5% 2009 Cabernet Sauvignon 60 % – Merlot 40%

SILO’ Igp Calabria Bianco cl. 75 vol.13,5% 2012 Chardonnay-Sauvignon Blanc- Incrocio M.

ALIKIA Igp Calabria Bianco cl. 75 vol.12% 2012Greco Bianco 70%- Traminer 30%

EUKE’ Igp Calabria Bianco Frizzante Naturale cl. 75 vol.12% Greco Bianco-Incrocio Manzoni-Chardonnay

EUKE’ ROSE’ Igp Calabria Rosato Frizzante Naturale cl. 75 vol.12% Gaglioppo 100%

ARCANO RS Dop Cirò Rosso Classico Riserva cl. 75 vol.13,5%  2007 Gaglioppo 100%

NERELLO Igp Calabria Rosso cl. 75 vol. 13,5% 2008 Nerello Calabrese 100%

UNICO S Igp Calabria Rosso cl. 75 vol. 14,5% 2008 Merlot 100%

logo la pizzuta

La Pizzuta del Principe

C.da Pizzuta

88816 Strongoli (KR)

www.lapizzutadelprincipe.it

info@lapizzutadelprincipe.it

zingamaro la pizzuta del principe

Terra immersa in una pianura ricca di vigneti e uliveti, tra verdi colline che godono di inverni miti, dolci primavere ed estati assolate. I cento ettari che compongono l’Azienda sono posti in una zona da sempre vocata alla coltivazione della vite, bagnati dalle acque del fiume Vitravo, affluente del Neto, lambiti dalle brezze salmastre del vicino mare Ionio, baciati dal caldo sole mediterraneo; elementi questi che permettono di ottenere uve atte a regalarci vini di qualità eccellente.

Alcune etichette:

Zingamaro, IGT, 14,50 %  in vol.Greco Nero

Jacca Ventu, DOC Rosso, 13,50 %  in vol.  – Gaglioppo, Greco Nero

Molarella, IGT Bianco, 13,50 %  in vol.Pecorello

 

iembo vigneti logo

Iembo Vigneti

Vigneti

Contrada Piano Lago,

88842 Cutro (Kr)

Punto Vendita

Via Nazionale 162, 88842 Cutro (Kr)

www.iembovigneti.com

iembovigneti@libero.it

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Giovani, ma con una grande storia alle spalle!

Nel 2003 la famiglia Iembo acquista una piccola vigna di circa 5.000 mt nel territorio D.O.C. Sant’ Anna a ridosso di Cutro, territorio in cui gli Antichi Romani facevano tappa appositamente per rifornirsi del “Nettare degli Dei”.

L‘azienda punta prevalentemente sull’impianto di vitigni autoctoni selezionando accuratamente i cloni che esprimano al meglio le caratteristiche organolettiche del terroir. Ad oggi le coltivazioni occupano una superficie di circa 5 ettari.

L’organigramma aziendale, anche se con modalità e tempi differenti, comprende l’ intera famiglia. E così la passione del capostipite Domenico, da decenni appassionato di viticoltura ed enologia, viene tramandata ai figli.

Uno dei momenti più importanti della produzione, la vendemmia, viene vissuta dall’intera famiglia come un vero e proprio rituale, portando a casa anche i membri che vivono lontano.

Dalla raccolta si passa poi in cantina , dove seguiti dalla vigile presenza dell’ enologo Giuseppe Liotti, iniziano i processi produttivi che portano alla luce la prima linea di vini: Nato Ieri, nelle versioni rosso, rosato e bianco.

Particolare attenzione viene posta all’ identità aziendale, attraverso un’immagine giovane, intraprendete e audace, col fine ultimo di collocarsi in un ben distinto segmento di mercato.

Alcune etichette:

Nato Ieri Bianco – Calabria IGT, 13,50% vol. Greco Bianco, Malvasia e Mantonico

Nato Ieri Rosato – Calabria IGT, 13,50% vol. Gaglioppo 100%

Nato Ieri Rosso – Calabria IGT, 14.00% vol. Gaglioppo e Cabernet

 

Azienda Agricola Parrilla

Cirò Marina (Kr)

www.parrillavini.it

info@parrillavini.it

IMG_9611L’Azienda nasce in Calabria, ad opera della famiglia Parrilla, che da quattro generazioni si occupa di vino e di uva, e ancora oggi mantiene una spiccata caratterizzazione familiare. Produce Vini con preminente personalità, immagine della tradizione millenaria locale, nell’armonia tra azienda e territorio, tra innovazione e tradizione. Segue con particolare attenzione il controllo di produzione ad iniziare dalla coltivazione della vite, durante la delicata fase di maturazione, poi di raccolto, di fermentazione e di affinamento. Cura con attenzione la fase di imbottigliamento e la successiva distribuzione sul mercato nazionale.

Vini Presenti:

Cirò Rosso Classico DOC, vol. 13,5% Gaglioppo 100%

Canevaio I.G.T Calabria, vol. 12,5% – Magliocco 50% Gaglioppo 50%

 

 

Azienda Agricola Ceraudo

Contrada Dattilo,

88816 Strongoli (KR)

www.dattilo.it

info@dattilo.it

Roberto Ceraudo Az. Dattilo

Ho iniziato da solo rincorrendo un sogno, oggi i miei figli mi accompagnano e mi seguono nella conduzione dell’azienda.

Ognuno ha un ruolo diverso, ma tutti lo stesso obiettivo: continuare!”

La produzione e coltivazione è seguita da mio figlio Giuseppe, che sin da piccolo mi ha affiancato in tutte le attività aziendali.

L’amministrazione e la commercializzazione sono di competenza di mia figlia Susy, laureata in Economia Aziendale.

Mentre la più giovane dei miei figli, Caterina, sta per completare il percorso formativo in Enologia e presto sarà un valido aiuto per me e i suoi fratelli.

Alcune etichette:

Petraro IGT val di neto rosso 2007, G.A. 14%  – Gaglioppo 50%, Cabernet Sauvignon 50%

Imyr igt val di neto Bianco 2012, G.A. 14%  – Chardonnay 100%

Grayasusi etichetta Argento IGT val di neto Rosato 2012, G.a. 14%  – Gaglioppo 100%

 

 

 Stampa

Terre del Gufo

Contrada Albo San Martino

Donnici Inferiore Cosenza

 Italy

www.terredelgufo.com

info@terredelgufo.com

terredelgufoportapiana

Gli amici di famiglia il “vino del Gufo” lo conoscono da sempre. Lo hanno bevuto con gli arrosti profumati di salvia e rosmarino nelle cene di fine estate che Giuseppe Muzzillo (detto il Gufo) ama organizzare.

Fare di questo vino, destinato alla convivialità, un’espressione piccola ma qualificata dell’emergente enologia calabrese è stata la sfida in cui i figli Eugenio e Francesca lo hanno coinvolto. Essenziale la filosofia di lavoro: rispetto del territorio, valorizzazione dei vitigni autoctoni (magliocco dolce su tutti), massima cura in campo e nella trasformazione enologica dell’uva. Oggi, dopo anni di ricerca dedicata ai nuovi impianti, alle selezioni clonali e alle microvinificazioni sperimentali, il Portapiana e il Timpamara si offrono a chi ama i vini di territorio, le piccole quantità e i prodotti di alto artigianato.

Mario Ercolino, consulente enologico, ha accompagnato Eugenio nella sua ricerca. Carlo Muraca coltiva le vigne. Un ringraziamento particolare va a Fabio Petrillo, amico da sempre, per i consigli e l’indirizzo agronomico.

Vini Presenti:

Portapiana 2010 – Donnici Doc Rosso 13,5% vol. magliocco 70%; mantonico 20%; greco nero 10%

Chiaroscuro 2012 Terre di Cosenza Dop 15% vol- Magliocco dolce

Donnici Rosato Kaulos 2012 –  Calabria IGP, 15,5% vol. calabrese 60%; magliocco 30%; cabernet sauvignon 10%

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