Associazione per l’Agricoltura Biodinamica: soddisfazioni ma anche preoccupazioni per la strategia “Farm 2 Fork” lanciata dalla Commissione Europea

La Commissione Europea lancia la strategia “Farm 2 Fork”, “dal produttore al consumatore”. L’obiettivo più eclatante del “Green Deal” europeo è far sì che entro 10 anni il 25% della superficie agricola europea sia coltivata con metodo biologico, triplicando così l’attuale 8%.

Più che una strategia produttiva potrebbe definirsi un salto di paradigma, che fa balzare l’Italia in una posizione di vantaggio, grazie al suo attuale 16% di superficie agricola coltivata con metodo biologico e al suo primato mondiale nelle esportazioni di prodotti biologici e biodinamici. La domanda internazionale di alimenti bio è in continua crescita e gli ultimi due mesi segnati dall’emergenza COVID – 19 hanno contribuito ad un’impennata, con punte che superano il 25% d’incremento. A differenza dei nostri competitor, però in Italia è attiva una reazione contro il bio, che potrebbe riuscire a bloccare lo sviluppo del Paese. Parti più conservatrici del mondo accademico tengono ferme formazione e ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, che all’estero vedono invece attive da decenni le più importanti università. L’Italia è anche priva di una legge di settore, sgradita ai poteri multinazionali e ferma al Senato da 18 mesi, col rischio di un suo sostanziale depotenziamento, nonostante  sia stata approvata alla Camera pressoché all’unanimità e goda dell’appoggio del mondo agricolo. Inoltre l’applicazione italiana della PAC, la politica agricola UE, che rappresenta, col 38%, la prima voce di bilancio, rischia di sprecare l’occasione del potenziamento agro ecologico(20 miliardi di incentivi UE), perdendosi in mille rivoli e interessi in direzione confusa e opposta al bio e ai mercati.

Un secondo obbiettivo del F2F, che occorre valutare con circospezione, è quello della dieta sana contro l’obesità e le più diffuse malattie, che però vede l’adozione di etichette “salutistiche”, che rischiano di segnalare come pericolosi per la salute proprio alcuni prodotti tipici della dieta mediterranea, olio extravergine e formaggi tipici.

Gli altri tre obiettivi F2F confermano la direzione bio come punto di arrivo UE: ridurre del 50% l’uso e l’impatto dei pesticidi al 2030 e vietarli per il 2050, bloccare l’uso pericoloso di antibiotici negli allevamenti, che induce resistenza sui più pericolosi batteri, abbandonare i concimi sintetici e produrre in azienda i fertilizzanti col riciclo dei residui colturali. I cinque obbiettivi vanno letti insieme all’altra strategia varata dalla Commissione, quella della Biodiversità, che punta ad almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette e ad almeno il 10% dei suoli agricoli destinati alla biodiversità.

“A ben vedere esistono già le linee guida che contengono con grande preveggenza e rigore, esattamente questi indirizzi. Sono le linee demeter dell’agricoltura biodinamica, varate già alla fine degli anni Venti del Novecento e che ispirarono largamente i regolamenti UE sul biologico. – afferma Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica – Esse prevedono esattamente quelli che oggi sono gli obbiettivi della Commissione: assenza di pesticidi di sintesi e di antibiotici, massima cura al valore nutrizionale dei prodotti, destinazione alla biodiversità di almeno il 10% della superficie aziendale, obbligo di uso dei concimi da sostanze naturali provenienti dall’economia circolare dell’azienda stessa. Oggi proprio la presa in considerazione degli standard biodinamici, l’introduzione di corsi di laurea e istituti di ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, il varo della legge di settore, la destinazione chiara della PAC al potenziamento del lavoro agricolo nel Green Deal, sarebbero le carte per rivendicare la leadership italiana sull’agricoltura europea. Una partita che vede l’Italia in un ruolo chiave e che può essere vinta con la qualità dei suoi agricoltori e la scelta saggia dei cittadini che sempre più scelgono il bio.”

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