La Malvasia di Bosa di Emidio Oggianu

MALVASIA DI BOSA

Oggi parleremo della Malvasia di Bosa, ma una breve anticipazione sulla storia di questo controverso vitigno è d’obbligo.

   In un recente convegno, il Prof. Mario Fregoni ha esordito dicendo che ” … la malvasia non esiste!”

Certamente una provocazione ma che ha un suo assioma veritiero, per quanto riguarda le classificazioni delle varietà di questo vitigno. Cio’ traspare anche leggendo altri grandi studiosi quali Giovanni Dalmasso il quale affermava, siamo nel 1950, che ” … se dovessimo anche solo elencare tutti i vitigni che più o meno legittimamente portano il nome di malvasia e quindi cercare di stabilire quali hanno ragione di conservare questo nome e quali no, dovremmo occupare varie pagine senza sperare di riuscire nell’intento”.

Il Prof. Angelo Costacurta ribadisce che in effetti ” … manca una chiara definizione delle malvasie che ne garantisca la possibilità di identificarle con sicurezza”.

Sotto questo nome sono state designati tutti i vini che dal 1250 circa venivano esportati dall’isola di Creta, siamo nel Peloponneso, da ‘moanvasia’ o ‘monembasia’, o ‘monemvasia’ o ‘monovaxia, il cui significato letterale stava ad indicare “porto con una sola entrata”.

Nella seconda metà del ‘600, l’isola cadde sotto il dominio turco ed i veneziani, per non perdere i notevoli guadagni provenienti dall’enorme commercio di questi vini, impiantarono in molte aree dei loro domini questi vitigni. La nuova denominazione di questo vitigno fu italianizzato in “malvasia”, in quanto indicava una provenienza e non necessariamente avevano nessuna caratteristica genetica, come diremmo oggi, in comune.

Oggi, per malvasia si intende un vitigno aromatico, con leggero finale amarognolo, caratteristico, che lo differisce dalla famiglia dei moscati.

MOanvasia

I vini di questo vitigno sono presenti in molte parti d’Italia da più di 2000 anni. Grazie ad alcune testimonianze di storici della Grecia illuminante del classicismo.

La Malvasia delle Lipari, il Greco di Gerace e Greco di Bianco, la Malvasia di Bosa, appartengono allo stesso ceppo, pertanto potrebbero essere giunti nel VI° sec a.C. dai persiani, in quanto commercianti e noti navigatori.

Strabone, siamo nel 560 a.C., decanta le virtù di un locale vino della Locride noto oggigiorno come Greco di Bianco, nota cittadina in cui questa limitata produzione è concentrata, che grazie al suo vigore permise ai locresi di sconfiggere il forte esercito crotoniate: se ne può desumere che questo vitigno era già presente prima che lo portassero i veneziani.

La Malvasia di Bosa è la passione di Emidio Oggianu.

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Emidio Oggianu è un ferroviere, o meglio ex, in quanto in pensione da molto tempo, preciso e puntuale come un orologio svizzero, che ama curare i dettagli con passione maniacale.

Ho avuto il piacere di incontrarlo a Parma durante un convegno ed un’esposizione di vini d’eccellenza e l’onore di poter assaggiare vecchie annate del suo prezioso vino.

Lo rivedo al mattino, mi chiama per nome e sapeva quasi tutto di me. La stessa attenzione la riserva alla cura dei suoi vigneti. Emidio è classe 1915: complimenti, in quanto magnificamente portati!

Mentre indago per avere più informazioni su di lui e sulla sua malvasia di Bosa, si avvicina il Sig. Baiardi Fabrizio, parmigiano, intervenuto all’evento per salutarlo, in quanto era stato suo ospite durante una vacanza a Bosa, sentendo la nostra interessante discussione, si è rivolto a me apostrofandomi ” … che la vigna è il proseguo del suo soggiorno”.

La cantina è ordinata e pulita a tal punto che si fatica a capire che ci si trova in un posto dove riposa il vino di cui non si sente neanche l’odore del vino stesso.

Emidio non avrebbe mai pensato di fare il vignaiolo, in quanto trascorreva serate spensierate con amici, bevute e mangiate dopo il lavoro e tanto divertimento. Improvvisamente, come una vocazione, sente il richiamo della vigna ed inaspettatamente una mattina si mette a girare tra i filari e osserva suo papà che vi lavorava: momento indimenticabile, in quanto la sua vita diventa ferrovia, famiglia e vigna.

Cresce in una famiglia di sette figli, il padre, contadino di numerosa terra e vigna ed allevatore di bestiame, nel momento di  trasferire l’eredità ai suoi figli, prepara tanti bigliettini, li fa estrarre a sorte con la recondita speranza che fosse proprio Emidio l’assegnatario del vigneto, vista la sua recente passione: e fu così che il fato decise che la vigna desiderata diventò di

sua proprietà.

Emidio è rispettoso dei cicli naturali, ‘ascolta e parla’ con le sue viti, ne osserva i grappoli rigogliosi, cerca di  assecondare la madre terra: è essa a suggerirgli quando è il momento e se vale la pena di raccogliere per produrre vini di ottima qualità da imbottigliare.

Sino a poco tempo fa, era permesso soltanto alla moglie di affiancarlo durante le fasi della potatura, poi mi confida: che “ … adesso ho trovato un amico pignolo ed innamorato della natura come me, quindi mia moglie può godersi un po’di meritato riposo”.

Le operazioni di raccolta e vinificazione seguono riti atavici ormai dimenticati dalla maggior parte dei produttori. Emidio lascia soltanto tre grappoli per ceppo, effettua vendemmia tardiva e solo quando questi sono considerati giustamente maturi dal comitato “tecnico”, composto dalla moglie, e dall’amico pignolo verranno adagiati in una cassetta di legno da 5 kg.

Le cassette sono impilate in un luogo ventilato per circa otto giorni, e quando il “triumvirato” decide, si passa alle operazioni di pigiatura, che si svolge come in passato: con i piedi.

Il mosto si lascia a contatto con le bucce per 24 ore, poi prosegue la fermentazione in botti di Slavonia, considerando la particolarità di queste essenze di cedere poche caratteristiche legnose, per un invecchiamento e maturazione minimo di tre anni, per poi proseguire il suo affinamento in bottiglia.

A fatica mi rivela il numero delle bottiglie prodotte e mi suggerisce, scrivi CIRCA “10.000”.

Annate migliori ed indimenticabili, sono state il 1995 ed il 1997.

A detta degli esperti, e le innumerevoli menzioni lo confermano, il suo vino è considerato tra i migliori del mondo.

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Assaggi: Annata 2010. Nel bicchiere è dorato intenso con brillanti riflessi tendenti all’ambrato, mentre al naso è fruttato, dall’iniziale presenza di albicocca matura, che lascia spazio alla pesca gialla, banana, frutta esotica e lunga nota finale leggermente balsamica. Al palato è un susseguirsi di marcate sensazioni di frutta matura ed esotica, lunghissimo finale morbido che chiude lasciando un piacevole e raro sentore di mandorla amara: merita un lunghissimo affinamento, onde poter manifestare le intrinseche ed eccezionali qualità naturali del vitigno.

Annata 2008. Il colore è ancora più brillantemente ambrato con tenui riflessi di oro antico, splendido ed unico; al naso prevalgono marcati aromi di frutta molto matura, di essiccate erbe officinali tipiche della macchia mediterranea. Al palato è lungo, lieve acidità ma non aggressiva, sapido e morbido, avvolgente ed elegante nell’eccellente retrogusto tendente all’amarognolo, fine ed elegante.

L’annata del 2007 è quella che, personalmente, preferisco di più: note di frutta matura al naso, frutta sciroppata e sotto spirito, albicocca e pesca matura con sentori finali di piacevole balsamico; in bocca è equilibrato, lungo di ottima acidità senza essere ne eccessiva e nemmeno troppo marcata, eccezionale ed avvolgente finale di mandorla amara: unico!

Note tecniche

La Malvasia di Bosa, DOC dal 21/07/1972, si produce nella costa occidentale a metà strada tra Alghero ed Oristano, a cui appartiene geograficamente. Si produce in un’area limitata da sei comuni limitrofi tra loro presso la foce del Riu Mannu e su tutta l’isola Rossa.

Il disciplinare regolamentato dal MIPAF – Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, precisa che si possa produrre nelle seguenti tipologie:

– bianco, sia abboccato, amabile e dolce; bianco vigna se prodotto in delimitate e riconosciute micro zone;

riserva, sia secco, abboccato, amabile e dolce; riserva vigna se prodotto in delimitate e riconosciute micro zone;

– passito, sia dolce che amabile; passito vigna se prodotto in delimitate e riconosciute micro zone;

spumante, elaborato esclusivamente col metodo charmat nei tipi demi sec e dolce; spumante vigna se prodotto in delimitate e riconosciute micro zone.

Abbinamenti: – secco – aperitivo, bottarga e pesce affumicato, crostacei, molluschi.

                         – abboccato/amabile/dolce – sebadas, turronis, papassinus, formaggi erborinati e piccanti, fiore stagionato.

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