RAME IN AGRICOLTURA: FIVI CHIEDE AL MINISTRO CHE L’ITALIA SI OPPONGA ALL’ABBASSAMENTO DEI LIMITI

I Vignaioli Indipendenti scrivono al Mipaaft. Le nuove norme penalizzerebbero soprattutto chi opera in regime di Agricoltura Biologica

La FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – chiede al Ministro Centinaio di prendere posizione a livello europeo e di opporsi alla decisione dell’abbassamento dell’utilizzo di rame in agricoltura.
Nei giorni scorsi in seno alla DG Agri della Commissione Europea è stata infatti redatta una proposta di accordo che prevede la riduzione dell’attuale limite di 6 kg/ettaro a soli 4, mantenendo la modalità della media quinquennale. Questo significa che il totale dei chili di rame metallo utilizzabili per ettaro in cinque anni saranno 20 e non più 30 a partire da febbraio 2019.

“Questa notizia si abbatte sulla viticoltura italiana in un anno in cui le sue coltivazioni hanno richiesto un livello di protezione contro la peronospora molto superiore a quello dello scorso anno e anche del precedente – dichiara la presidente FIVI Matilde Poggi – Inoltre riteniamo che la posizione assunta dall’Europa non risulti suffragata da un consenso scientifico adeguato”. In molti areali l’attuale limite di 6 kg/ettaro è stato raggiunto nel 2018 e solo grazie al meccanismo della media quinquennale è stato possibile difendere le colture in modo efficace. In talune aree limitate si è dovuti addirittura arrivare a una deroga concessa a livello regionale.
FIVI, pur condividendo nella finalità la scelta operata a Bruxelles, ritiene che la decisione assunta penalizzi in particolare i Vignaioli che operano in regime biologico, che non possono utilizzare molecole di sintesi alternative al rame.

FIVI chiede dunque al Ministro Centinaio di ribadire l’adeguatezza della soglia limite all’utilizzo di rame oggi in vigore – 6 kg/ha – limitatamente all’Agricoltura Biologica e di proporre una gradualità della riduzione che non pregiudichi le esigenze produttive; consenta alla ricerca scientifica e tecnologica di mettere a punto nuovi strumenti di difesa attiva alternativi al rame e permetta, ai produttori, di adeguare le proprie competenze e pratiche al fine di impiegarli in modo sostenibile per la propria impresa. Un esempio di gradualità potrebbe essere di ridurre il limite a 5 kg/ha per il prossimo quinquennio, con la prospettiva di scendere a 4 a partire dal 2024, sempre calcolati sulla media dei cinque anni.

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